BARBERA, IL PRESIDENTE PIU’ AMATO


Renzo Barbera, il presidente più amato

L’«ultimo dei Gattopardi», il «presidentissimo». Renzo Barbera è ancora   identificato dai tifosi come il «presidente più presidente di tutti» nell’intera storia del Palermo. Per la gente della «Favorita» resta un mito, per i giocatori era un padre. Con lui il Palermo ha vissuto pagine indimenticabili: l’ultima promozione della in A, due finali di Coppa Italia svanite per un soffio, nel `74 contro il Bologna e nel `79 contro la Juventus.

La stretta di mano ai giocatori del Bologna dopo il «tuffo» di Bulgarelli che valse ai rossoblù il pareggio su rigore nei minuti finali della Coppa Italia, il saluto ai sostenitori rosanero in lacrime sugli spalti dell'Olimpico dopo quella partita, il rapporto sempre cordiale con i giornalisti, l'affetto dimostrato nei confronti dei tifosi sono soltanto pochi esempi della signorilità e dello stile di Barbera. Un altro episodio per capire il personaggio: quando morì «Vicè u’ pazzu», tifoso storico degli anni `70, uno che si dipingeva la faccia di rosa e nero e che aveva sempre seguito il Palermo in tutti gli stadi d'Italia, Barbera andò al funerale. All’estremo saluto  c’erano i familiari di «Vicé» e Renzo Barbera: «Non potevo dimenticare una persona che mi ha sostenuto in tutti gli anni in cui sono stato alla guida del Palermo – dirà poi Barbera - era il minimo che potessi fare. Ad ogni viaggio me lo trovavo accanto, mi sentivo in dovere di accompagnarlo in questa sua ultima trasferta. I vecchi amici non si scordano mai».


Barbera è stato un presidente innamorato della squadra, si è occupato del Palermo per amore. Imprenditore, non ha avuto nulla a che fare con la politica, rischiando nell’avventura rosanero in prima persona: per pagare i debiti della società è arrivato infatti ad ipotecare la sua villa. I suoi sono stati dieci anni bellissimi ma anche difficili: «Il rapporto con tutti i ragazzi del Palermo mi ha aiutato a mantenermi giovane. E’ vero, ci ho rimesso in salute, soldi e notti bianche. Ma è stato un prezzo che ho pagato volentieri». Tra i tanti ricordi della presidenza a uno Barbera è particolarmente legato: un piatto d'argento regalato dai giocatori nel 1974, nell’anno della maledetta finale con il Bologna. Sopra c’è scritto: a papà Renzo, firmato da tutti i giocatori: «Questi sono i ricordi più belli – ha detto -. I giocatori sono stati per me come figli: ad alcuni (Majo, Ammoniaci, Gasperini) ho dato perfino le chiavi della mia casa sul mare a Pantelleria!». Negli anni ’90 è stato nominato presidente onorario della società rosanero.

La «Favorita» è stata la sua seconda casa. L’ha vista nascere e ricostruire in  occasione dei Mondiali ’90, in cui è stato presidente del COL siciliano. E proprio in quell’occasione ha vissuto una delle pagine più amare della sua vita: «Una data: 30 agosto 1989, il giorno del crollo di alcuni tralicci della tribuna sotto la quale morirono cinque operai. Una tragedia. In quei giorni volevo abbandonare il calcio, i Mondiali, tutto. Furono proprio i compagni dei lavoratori rimasti uccisi che mi convinsero a tornare sui miei passi, dicendo: “Presidente, lo stadio sarà completato in tempo per dimostrare  che  Palermo non è solo mafia”. Ecco, questa gente mi è rimasta nel cuore, umile ma orgogliosa e solidale, uomini che si battono per i propri amici».