SONZOGNI E' TORNATO, ECCO LA SUA VERITA'

«AVREI DOVUTO ALLONTANARE QUALCUNO»

Giuliano Sonzogni s’è affezionato alla Sicilia. L’ex allenatore del Palermo cerca, infatti, una casa, nell’isola, dove vivere per 3-4 mesi l'anno. Una villa a Mondello o un appartamento a Siracusa lo attraggono. Intanto va a Pantalleria per due giorni (dopo essere stato a Lampedusa). Dice: «Resterò fino a lunedì a Palermo, poi torno in Lombardia». L’allenatore rivive la sua esperienza dolce-amara in rosanero. Cominciando dalla fine, che non lo ha riguardato: «Ho visto la partita tra Avellino e Messina. Abbiamo festeggiato dopo il rigore sbagliato da Torino. Non sono stato allo stadio per non disturbare il nuovo tecnico. Confermo anche adesso che l’esonero è stato giusto. Io stesso avevo sollecitato uno "scossone". Ne parlai con Perinetti dopo l’Andria, dicendomi pronto a farmi da parte. Lui mi disse che che non era il caso di lasciare la squadra da sola, ma il giorno dopo fui esonerato. Se ha deciso Sensi da solo è stato bravo. Se invece sono stato allontanato perché avevo detto di volermi dimettere, allora è anche merito mio se il Palermo ha vinto le ultime due partite». Sonzogni torna ovviamente sul finale di campionato estremamente "travagliato" che ha visto la squadra precipitare prima del suo allontanamento.

Giuliano Sonzogni

Foto di Tullio Puglia

«Avevo invitato tutti alla calma nonostante gli 8 punti di vantaggio, dicevo ai ragazzi di guardare avanti e non voltarsi. Ma nello spogliatoio si parlava solo del Messina: la squadra è stata presuntuosa. Poi la la ruota ha girato nel verso sbagliato e questa presunzione è diventata ansia e paura. Ognuno ha pensato di fare da sé». Ma Sonzogni è stato accusato di aver schierato la formazione con uno schema tattico che non faceva al caso suo. «Molti giocatori prima di Fermo mi fecero capire che questo modulo andava bene. Lì abbiamo fallito il colpo del ko. Avevo detto di stare attenti a Di Fabio, ma quando ha tirato qualcuno ha abbassato la testa per paura di farsi male. Avevo detto: basta col fuorigioco e abbiamo il 2-2 su un fuorigioco sbagliato. Ho riproposto il 4-5-1 a Messina perché contro squadre schierate col trequartista avevamo sempre sofferto, volevo parità di uomini a centrocampo. Nell'intervallo ho detto: non commettiamo falli sui trenta metri, possono segnare solo in mischia: e abbiamo preso gol così. Ma non rancori, rifarei quasi tutto. Rispetto ai miei programmi di allenamento previsti, abbiamo saltato 59 sedute durante la stagione. Ho sbagliato negli ultimi due mesi, la squadra si stava appiattendo e io avrei dovuto essere più deciso, probabilmente allontanando qualcuno».


Giuliano Sonzogni

Foto di Tullio Puglia

Non fa nomi, nemmeno se gli si chiede se sia La Grotteria: «Non lui, abbiamo avuto "frizioni" perché vediamo il calcio diversamente: lui come divertimento, io come lavoro e organizzazione. Fin quando mi ha ascoltato, ha fatto bene». E’ più franco quando invece gli si chiede chi gli è rimasto nel cuore: «Dal punto di vista umano Suppa, da quello tecnico Di Donato, Brienza e quel "mattacchione" di Bombardini, giocatore di categoria superiore, se maturerà ancora non può porsi limiti. Super Cappioli, bravi Sicignano, Aprile e Altobelli».

«Ho utilizzato poco i giovani perché dovevamo vincere, mi sembrava giusto che la responsabilità l’avessero gli uomini con più esperienza». Nessun dubbio sulla delusione maggiore: «La Grotteria, che è un buon giocatore, può arrivare in alto, ma deve imparare a comportarsi da atleta». Sonzogni si lascia andare poi a considerazioni extratecniche: «La giustizia divina esiste, sapevo che l’Avellino avrebbe reso la vita difficile al Messina. Sella ha ottenuto in due partite quel che io non sono riuscito ad avere in 32: un rigore in trasferta e un gol da punizione che arrivava dalle fasce. Copiate Sonzogni: non festeggio se non c'è niente da festeggiare e non faccio tragedie se non ce ne sono». Il futuro, infine: «Tre mesi fa mi aveva cercato una squadra di A, poi l'interesse è venuto meno, mi hanno contattato anche dalla B, ma potrei anche restare fermo».


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