LA TORMENTATA VITA DI SERGIO PELLIZZARO



Sergio Pellizzaro, grande ala degli anni '70

Sergio Pellizzaro era alto appena un metro e settanta, ma nonostante l’altezza riuscì a diventare un gran calciatore. Appena una settimana dopo il terremoto del ’68, il Palermo giocò (e perse) a Catanzaro. A battere i rosa in quella partita fu soprattutto lui, «nanu» Pellizzaro, autore di una doppietta che stese il Palermo. Alla fine della stagione i rosanero furono promossi e il tecnico Carmelo Di Bella volle con sé quel ragazzo veneto di 23 anni che possedeva il dono del dribbling, entrava con coraggio in aree affollate tentando la conclusione personale, era velocissimo in contropiede ma, soprattutto, da ala qual era serviva assist perfetti per gli attaccanti. Chiedere qualcosa a Tanino Troja, il centravanti di Resuttana, che proprio raccogliendo un suggerimento di Pellizzaro segnò al Cagliari il gol che valse la prestigiosa vittoria contro la squadra di Gigi Riva «Rombo di Tuono» che a fine stagione si sarebbe laureata campione d’Italia. Ma lo stesso Pellizzaro era in grado di andare in gol: a Palermo ne mise a segno 23 in 85 partite.

Pellizzaro giocò con assi come Zoff e Schnellinger, Scirea, Mazzola e Boninsegna. Andò all’Inter, infatti dopo la stagione in A col Palermo, culminata con la retrocessione. Ma a Milano non ebbe grande fortuna. Rimase in nerazzurro solo due mesi, poi fece il suo ritorno in Sicilia. Alla quale comunque era affezionatissimo: «Gli anni di Palermo – ricorda - sono stati per me indimenticabili. Quando andammo a Milano mia moglie pianse perché non voleva lasciare la città e gli amici». E a Palermo lo ricorderanno ancora per la tripletta all’Atalanta e il gol all’Inter nella stagione ‘69/’70.

Ma la vita di questo calciatore dotato di talento non è stata tutta rose e fiori. Anzi. Terminata la carriera infatti a portarlo quasi in rovina è stato il gioco. Ha dovuto vendere tutto quello che aveva e ricominciare da capo, come se gli anni della gloria e del calcio non fossero mai esistiti. «Ho sbagliato, è vero. Ma la fortuna non mi ha aiutato. Ero iscritto al supercorso di Coverciano per prendere il patentino da allenatore ma fui colpito da una serie di lutti in famiglia». La vita di Sergio Pellizzaro, così, è cambiata. Basta con i titoli sui giornali e i cori dei tifosi. Ha dovuto trovare un nuovo lavoro per tirare avanti, lui e la sua famiglia, la moglie e i due figli. Ha aperto una piccola ditta di trasporti sua e ha cominciato a girare il centro Italia per guadagnarsi da vivere. Ma Palermo non l’ha dimenticata: nel ’91 venne in Sicilia per festeggiare il suo vecchio amico Enzo Ferrari, promosso in B alla guida dei rosanero.