MONTALBANO:
«HANNO DETTO CHE CI SPENNERANNO: STIANO
CAUTI»
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E’
il vessillo siciliano della squadra dell’Isola che sta "uccidendo"
il campionato di C1. L’unico nato nella terra dove gioca,
il solo titolare del Palermo che ogni settimana porta su
e giù per la fascia la "bandiera" della "sicilianità".
Vincenzo Montalbano
è di Ribera, provincia di Agrigento. La formula tattica
che Sonzogni ha adottato quest’anno lo costringe un po’
sulla difensiva, le sue scorribande sono limitate rispetto
a quelle della passata stagione quando faceva tutto sulla
fascia destra: difensore, centrocampista, ala. Quest’anno
deve coprire le spalle a Brienza,
punto di forza rosanero ed ex attaccante che deve essere
lasciato libero di esprimere tutto il suo grande potenziale
offensivo. Ma
da qualche settimana, "roccia" Montalbano è tornato
a "sgroppare" lungo la linea dell’out. Che stia
cambiando qualcosa? «Fisicamente
sto bene – dice Montalbano –, sono in forma. Durante il
ritiro e all’inizio del campionato ho sofferto a causa dei
postumi per un intervento di emorroidi».
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«I
primi mesi sono stati difficili, anche se ho sopportato
bene i carichi di lavoro di Sonzogni.
Mi sono limitato a svolgere il mio compito difensivo ma
ora sento di poter dare una mano anche in avanti». Montalbano
è uno dei tanti "uomini di fiducia" del tecnico
rosanero. Giocatori che Sonzogni ha già avuto in altre squadre:
Scaringella,
Palumbo,
Chionna, Giampietro,
tra gli altri. E Montalbano è stato promosso in B, con il
Cosenza di Sonzogni nella stagione 1997-1998.
«Mah
– ricorda il difensore – quella era una squadra più giovane
e aggressiva. Ma c’erano meno personalità e razionalità.
Questo Palermo è molto esperto e sa quando aumentare o diminuire
il ritmo della gara».
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E
riguardo gli otto punti di vantaggio sulla seconda, cosa dice?
«Dico che ha ragione l’allenatore, non abbiamo vinto nulla. E’
un buon margine, ci permette di esprimerci al meglio, senza la
tensione di dover vincere a tutti i costi». La Torres
che il Palermo affronterà domenica è imbattuta (l’unica del campionato)
in casa. «È una buona squadra, all’andata pareggiammo ma meritavamo
la vittoria. Alcuni di loro hanno detto che a Sassari lasceremo
le penne. Fossi al posto loro sarei più cauto, la capolista siamo
noi e, come dimostrato contro l’Aquila, non abbiamo ancora mollato
la presa». Potrebbe essere un problema il caldo pubblico sassarese?
«Con tutto il rispetto, molti di noi hanno giocato in A e in B
per tanti anni. Casomai, stadi così ci caricano: esempio tipico,
Catania».
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